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I camping al Comune di Viareggio: Ci state affondando

07 marzo 2014 In evidenza, Versilia

Dall'edizione di oggi de Il Tirreno Versilia, un estratto dall'articolo/intervista al Presidente Assocamping Montemagni

Sono sempre più arrabbiati i titolari dei campeggi, soprattutto dopo la storia del Paradiso raccontata ieri dal Tirreno. Un campeggio che è stato costretto a togliere tendoni, cucinotti e case mobili perché ritenuti abusivi dal Comune in base a un’interpretazione rigida delle norme (e non concorde a quella della Regione).

«Sulla base della legge 42/2000 sul turismo e sui successivi chiarimenti dei dirigenti regionali a proposito delle strutture accessorie - afferma Michele Montemagni, presidente di Assocamping - i gestori dei campeggi si sono mossi in tutti questi anni (dal 2002 al 2013) ed hanno instaurato un comportamento comunemente accettato da tutti. Nel 2013 (circa un anno fa) scopriamo con sconcerto che l’interpretazione non vale più, e che il collocamento senza opere di manufatti volti alla “ordinaria utilizzazione degli spazi del campeggio” sarebbe diventata, per qualcuno, attività rilevante ai fini edilizi. Ovviamente questa interpretazione comporta la configurazione di reati di natura penale, aggravati in caso di presenza del vincolo paesaggistico».

«Questo ha determinato - prosegue Montemagni - che la Procura di Lucca da un lato e il Comune dall’altro avviassero dei provvedimenti sanzionatori che hanno portato da parte della Procura al sequestro preventivo nell’aprile 2013 di 42 case mobili posizionate all’interno del campeggio Bosco Verde, poi dissequestrate nel giugno 2013 e per cui sono ancora in corso i ricorsi per Cassazione, dall'altra il Comune di Viareggio ha emesso un’ordinanza di Demolizione n. 110 del 2 ottobre 2013, sostenendo che i cucinotti e i telai delle tende dei clienti stagionali necessitano di permesso a costruire. Senza fare demagogia, è però evidente come l’amministrazione tenti con un provvedimento assurdo e tardivo di giustificare il proprio operato nei confronti di un quadro normativo confuso, tralasciando però che questi “accessori” come definiti dalla Regione Toscana, sono lì e utilizzati da sempre, creando soltanto un ulteriore danno per le strutture (nella fattispecie il campeggio Bosco Verde) che si trova a dover prontamente sostenere le gravose spese dei ricorsi. La cosa è kafkiana, se leggiamo quanto riportato nella nota interpretativa della Regione Toscana datata 6 novembre 2013 con cui il dirigente responsabile Stefano Romagnoli chiarisce di cosa si parla a proposito di strutture accessorie che non hanno bisogno di permesso a costruire». «Gli incontri con il sindaco e gli assessori che si sono succeduti da ottobre ad oggi - conclude Montemagni - non hanno portato a niente, segno che c'è la ferma convinzione di procedere nonostante l’interpretazione della Regione sia inequivocabile. I gestori dei campeggi vogliono operare nel rispetto della legge, ma il metodo adottato dall’amministrazione comunale è inaccettabile e dimostra una scarsa attenzione alle necessità delle imprese».

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